La stazione di I1EPJ
Il multicoupler HF/VHF/UHF Cross Country Wireless


Questa è la cronaca di una fregatura. Sì, è capitato anche al Beppe. Ma non perché l'oggetto non funzionasse: funzionava eccome e comunque con gli apparati surplus l'eventuale non funzionamento è da ritenersi prevedibile e normale ed il divertimento sta proprio nel renderli nuovamente funzionanti, bensí perché le sue caratteristiche, almeno nell'esemplare del Beppe, si sono rivelate assolutamente deludenti.

Come evidente dall'etichetta, si tratta di un multicoupler a 12 uscite per HF, VHF e UHF, costruito dalla «Cross Country Wireless» di Bolton in Inghilterra. Osservandolo all'interno (vedi foto 2), si nota come sia stato costruito A MANO (!) mediante una cascata di splitter resistivi (nella forma di Owen) con tre «E-PHEMT Monolithic Amplifier» PGA103 per recuperarne l'attenuazione. Fino qui nulla di male. Ma...

  • il guadagno è eccessivo (e forse anche mal distribuito): come si vede nella foto 3, tra 5 e 15 dB, il che significa che con i segnali paurosi presenti in gamma FM (che potete vedere in questa schermata fatta con TinySA: il segnale più forte è di quasi -20  dBm, poi ce ne sono un altro di più di -30 dBm, altri tre o quattro di ampiezza compresa tra -40 dBm e -30 dBm ed una pletora di altri di ampiezza inferiore, ma comunque compresi tra -50 e -40 dBm. Tanto per dare un'idea a chi non è abituato a maneggiare i dBm, poiché (su 50Ω) S9 corrisponde a -73 dBm, -20 dBm equivalgono a S9+53, -30 dBm a S9+43, -40 dBm a S9+33 e -50 dBm a S9+23, quindi è pressoché certo di saturare gli amplificatori stessi ed i ricevitori che seguono, provocando la nascita di un elevato rumore di fondo ed una quantità industriale di segnali spuri;
  • non c'è uno straccio di protezione dell'ingresso, manco due diodi in antiparallelo, per cui avendo trasmettitori di una certa potenza (250W in HF, 50W in VHF) a pochi metri di distanza, è pressoché certo, prima o poi, di danneggiare il primo stadio, in cui infatti si è dovuto sostituire per ben due volte il PGA103;
  • sebbene il PGA103 in sé dichiari una IP3 di +45 dBm, la cascata di due di essi, con un guadagno stratosferico (il datasheet dichiara un guadagno di 22 dB a 400 MHz, due in cascata guadagnerebbero quindi 44 dB...), solo in parte ridotto dall'attenuazione degli splitter di Owen utilizzati e la probabile saturazione dei due secondi stadi fa sì che l'IP3 complessiva sia assolutamente deficitaria, come visibile nella foto 4.

Insomma, per farla breve, ecco un apparato che è andato ad arricchire la sezione "fregature" del Beppe ed è stato sostituito da un bel relè coassiale a quattro uscite come questo per commutare l'antenna discone recentemente installata sui ricevitori VHF presenti in stazione. Non è proprio la stessa cosa, in quanto il multicoupler avrebbe permesso di far funzionare contemporaneamente più ricevitori, ma almeno risulta immune dall'elenco di lamentazioni fatto più sopra. Appena troverà qualche nucleo binoculare o toroidale o qualche perlina di ferrite di materiale adatto per le VHF, il Beppe metterà assieme uno splitter passivo a due o quattro uscite cui collegare l'antenna discone ed i ricevitori VHF/UHF in suo possesso (per ora il Sintra XRA100, il Telefunken EUK724 e il ricevitorino SDR «DX Patrol».


Foto 1. Il multicoupler visto di fronte durante i test. Il piccolo monitor sullo sfondo sta visualizzando la schermata dell'analizzatore di spettro Advantest R3361 (A hackerato in B) che mostra la risposta tra 20 e 500 MHz dell'oggetto. Si notano le dodici uscite, undici delle quali sono state chiuse su una terminazione da 50Ω.

Foto 2. L'interno del multicoupler. Si notano un circuito stampato di supporto per gli splitter ed i tre PGA103 montati in aria. Tutto fatto rigorosamente a mano e con resistori standard, anche se di buona precisione. In un apparato per VHF/UHF il Beppe si sarebbe aspettato l'utilizzo di resistori SMD, che hanno quanto meno il vantaggio di non avere praticamente terminali.

Foto 3. La risposta in frequenza del multicoupler tra 20 e 500 MHz. L'uscita del tracking generator dell'analizzatore ha dovuto essere posta a -30  dBm in quanto valori superiori provocavano un'evidente saturazione di tutto l'oggetto. Si nota come il guadagno, invece di essere attorno a 0 dB, sia tra 5 e 10 dB ed in 144 quasi 15 dB.

Foto 4. L'IP3 del coso, assolutamente deficitaria. Con due segnali a -20 dBm, poi ulteriormente attenuati di oltre 10 dB dal combinatore resistivo utilizzato per sommarli, compaiono non solo i prodotti del terzo ordine, ma persino quelli del quinto. Se il Beppe avesse utilizzato uno span maggiore, sarebbero probabilmente comparsi anche quelli di ordine ancora superiore.


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